lunedì 3 dicembre 2012

Giovanni 1,12


A quanti l'hanno accolto, ha dato potere di diventare figli di Dio” (Gv 1,12).

Si trova questo versetto nella liturgia di natale, quando meditiamo sulla venuta di Dio sulla terra.

Nella liturgia di natale le letture mettono in evidenza che Dio stesso si dischiude, Lui stesso si dà a noi, penetrando nelle nostre vite, Lui stesso fa scaturire la fonte del nostro futuro dal terreno della nostra vita.

Perché Egli si è unito a noi, è divenuto radicalmente il Dio-con-noi e il Dio-per-noi, è cominciato ormai definitivamente il suo regno. Il sole non illumina più da oltre l’orizzonte solo alcune poche stelle che danno testimonianza di lui, ma supera la linea dell’orizzonte, sorge, vuole che sia giorno pieno.

Allora cosa succede per me, per te, per ogni uomo?

Possiamo camminare e vivere nella luce di Dio, nella luce presente ed eterna di Dio. “Viene nel mondo la luce vera!”: con queste parole Gesù intende dirci che Dio ha radicalmente mutato la propria posizione nei confronti della nostra vita, che irrompe in questa nostra vita, che con Lui il futuro trapassa in un presente durevole, che nessun timore e nessuna insicurezza potranno più mettere in forse.

La fonte del futuro ci si fa presente, Dio sorge e dalla periferia viene al centro della nostra vita.

Però per potere “diventare figli di Dio” dobbiamo fare la nostra parte. Si legge nei due versetti prima di questo versetto:
Egli era nel mondo, e il mondo fu fatto per mezzo di lui, eppure il mondo non lo riconobbe. Venne fra la sua gente, ma i suoi non l'hanno accolto.” (Gv 1,10-11).

Relativismo, secondo Papa Benedetto XVI, “è la difficoltà più profonda dei nostri tempi.” (http://popebenedictxviblog.blogspot.it/2005_05_01_archive.html).

Nella sua omelia alla Messa prima del conclave che l’ha presto eletto Papa Benedetto XVI, l’allora Cardinale Ratzinger ha detto:
Quanti venti di dottrina abbiamo conosciuto in questi ultimi decenni, quante correnti ideologiche, quante mode del pensiero... La piccola barca del pensiero di molti cristiani è stata non di rado agitata da queste onde - gettata da un estremo all’altro: dal marxismo al liberalismo, fino al libertinismo; dal collettivismo all’individualismo radicale; dall’ateismo ad un vago misticismo religioso; dall’agnosticismo al sincretismo e così via. Ogni giorno nascono nuove sette e si realizza quanto dice San Paolo sull’inganno degli uomini, sull’astuzia che tende a trarre nell’errore (cf Ef 4, 14). Avere una fede chiara, secondo il Credo della Chiesa, viene spesso etichettato come fondamentalismo. Mentre il relativismo, cioè il lasciarsi portare “qua e là da qualsiasi vento di dottrina”, appare come l’unico atteggiamento all’altezza dei tempi odierni. SI VA COSTITUENDO UNA DITTATURA DEL RELATIVISMO che non riconosce nulla come definitivo e che lascia come ultima misura solo il proprio io e le sue voglie.” (http://www.vatican.va/gpII/documents/homily-pro-eligendo-pontifice_20050418_it.html).

Credo che ci sono tantissime persone che sono nell´illusione di essere a posto con la propria coscienza, o secondo la logica del mondo, o secondo il pensiero comune ("fanno tutti così"!), o secondo il criterio del diavolo, MA NON SECONDO IL CRITERIO DI DIO, cioè secondo LA VERITA´! Questo è l´inganno fondamentale di Satana dall´inizio dell´umanità e per sempre (Gen 3,4-5)! Noi esseri umani siamo veramente abili e bravi nell'ingannarci, VOLUTAMENTE, e poi ce ne dimentichiamo così facilmente! Questa è la grande trappola di oggi per innumerevoli anime. Poche persone oggi si confessano. Quando moriremo, Gesù ci chiederà se abbiamo cercato la verità da Dio nella sua rivelazione nelle Sacre Scritture interpretata dalla sua Chiesa, o abbiamo deciso e determinato noi, da soli (piccoli dei!), la verità. L’altro giorno un uomo che non va mai alla Messa mi ha detto al suo negozio: “Io sono apposto”! E io ho chiesto lui: “Secondo chi?” Per lui, totalmente immerso nel relativismo, c’è soltanto un “chi”: lui stesso; Dio, la Bibbia, la Chiesa non c’entrano in nessun modo nel suo convinzione: “Io sono apposto”! MA QUANDO LUI MUORE, CHI SARÀ CHE DECIDE SE LUI È APPOSTO O NO?

In questo periodo di natale passiamo più tempo con Lui che ci ama più di tutti, con Gesù bambino, davanti al tabernacolo, per lasciare quel Bambino parlare ai nostri cuori, per lasciare le sue grazie penetrare lentamente e far morbido i nostri cuori per poter fidarci a Lui e la Sua santa volontà anche se dobbiamo cambiare vita e soffrire con Gesù sulla croce. Questo Bambino ci vuole molto più bene che noi vogliamo bene a noi stessi se ci fidiamo a Lui invece alla nostra intelligenza e la nostra sapienza umana. Chiediamo aiuto dalla Mamma di questo Bambino che ci porta docilmente con tanta amore al suo bambino, e ci aiuta a diventare come il suo Figlio. In questo modo possiamo veramente “diventare figli di Dio”!

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Un’Esperienza di Vita:

Il 28 novembre scorso mi trovavo ad Abidjan con mio marito, che aveva bisogno di controlli medici, mentre i nostri figli erano rimasti a Man. E proprio quella notte quella città è stata presa dai ribelli. Appena l’abbiamo saputo, abbiamo telefonato ai ragazzi bloccati lì (funzionava ancora il telefono), raccomandando loro di essere molto prudenti e di attenersi ai suggerimenti che avremmo via via dato. Quella stessa notte però quattro ribelli si introducevano in casa nostra. Dopo aver derubato i nostri figli dei pochi soldi che avevano e del loro cellulare, volevano arruolare a forza il nostro Jean-Louis che ha un fisico da atleta. Invano i fratelli supplicavano di lasciarlo stare.

D’un tratto, inspiegabilmente, il capo dei ribelli ha rinunciato al suo proposito, e nel momento di lasciare la casa ha sussurrato all’orecchio della nostra figlia maggiore: “Andate via di qua al più presto: per questa volta lasciano stare vostro fratello, ma ritorneranno domani”. Poi indicò il sentiero da prendere.

Sarebbe stata una trappola? Dio solo sapeva. Comunque i ragazzi sono partiti appena fatto giorno. Con pochi soldi in tasca, hanno percorso a piedi 45 chilometri prima di arrivare ad una cittadina da cui continuare il viaggio a bordo di un camion. Ma il prezzo del trasporto, data la situazione, era triplicato. Uno sconosciuto però li ha fatti salire pagando per tutti e, nonostante le insistenze dei ragazzi non ha voluto lasciare l’indirizzo perché in seguito noi potessimo rimborsarlo.

Arrivati a Duokoué, i nostri figli hanno trovato alloggio da una famiglia anch’essa sconosciuta. Sono stati rifocillati, fatti lavare e accompagnati alla stazione per proseguire in pullman fino a Abidjan.

Al loro arrivo ad Abidjan, io e mio marito abbiamo pianto nel vedere in quali condizioni erano ridotti i nostri ragazzi; ma più forte per loro era stata l’esperienza dell’amore di Dio. L’indomani li abbiamo accompagnati a Dabou, presso un loro zio. Jean-Louis come prima cosa ha domandato dove si trovava una chiesa. “Sai, papà - gli ha confidato -, il tuo Dio è veramente forte!”. Proprio lui che, pur battezzato, ma non avendo ancora radici salde nella fede, era arrivato a dubitare della sua stessa esistenza.

Christine, Costa d’Avorio