sabato 2 aprile 2011

Marco 14,36

“Non ciò che io voglio, ma ciò che vuoi tu” (Mc 14,36) (http://www.focolare.org/it/news/2011/04/01/it-aprile-2011/)


In questa parola che Gesù rivolge al Padre nel giardino degli Ulivi giunge al culmino il cammino dell'uomo che ritorna a Dio.

Dopo l'esperienza del peccato Adamo, “l'uomo vecchio”, sente per la prima volta nel suo cuore la paura di incontrare il Signore e perciò cerca di nascondersi. La voce del maligno l'ha messo in confusione creandogli un'idea sbagliata di Dio. Perciò fugge da Lui e dalla sua volontà e se ne va ramingo, prigioniero delle proprie paure.

Gesù mette fine a questa fuga, al vagabondare dell'uomo che si nasconde da Dio. Egli rivela il vero volto di Dio, quello di un Padre misericordioso che vuole il bene dei propri figli e li chiama a partecipare alla propria vita.

L'uomo Gesù non fugge ma cerca Dio, vuole che il proprio cuore batta all'unisono con quello del Padre. Questo rapporto si realizza nella preghiera; mettendosi a pregare in ginocchio Gesù costringe la sua (e nostra) umanità ad accogliere un disegno d'amore che ci supera. Dal “sì” al Padre nasce “l'uomo nuovo”, capace di dare la vita per amore superando ogni timore.

Anche noi, in questi giorni santi, ci raccogliamo in preghiera per prendere parte al processo di morte e di resurrezione di Gesù e così rigenerare in noi e intorno a noi “l'uomo nuovo”, quello fatto secondo la volontà del Padre.


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Un’Esperienza di Vita:


Un amico, Angelo, che scopro disoccupato, mi comunica un grande dolore: la morte della sua figlia neonata. Quando ci lasciamo ho in cuore un unico desiderio: fare qualcosa per lui. Il giorno dopo il mio primo pensiero è stato: voglio cercare lavoro per Angelo.


Tra le pochissime possibilità in un Paese con tanta disoccupazione, mi viene in mente Carlo, un altro amico, manager in una grossa ditta.


Ma la giornata che mi aspetta è così impegnativa che mi rendo conto che non riuscirò a contattarlo. Durante la messa mi lamento un po’ con Gesù: “Mi chiedi troppo!”.


Mentre sono per strada, per andare a trovare una persona che attraversa una situazione tanto dolorosa - uno dei compiti previsti per quella giornata - affido al Padre il lavoro di Angelo.


Ascolto per ore, con grandissima pace, quella persona che alla fine è veramente sollevata e contenta.


Tornando a casa, un messaggio. È di Angelo che ha trovato lavoro. È felice. E lo sono anch’io. Ma la sua seconda frase mi commuove proprio: il lavoro è presso la ditta di Carlo, il manager, col quale è venuto in contatto attraverso un’altra strada.


X. Z., Italia