lunedì 1 luglio 2013

Galati 5,14


«Tutta la legge trova la sua pienezza in un solo precetto: amerai il prossimo tuo come te stesso» (Gal 5,14)


L’amore secondo Gesù e l’amore secondo la nostra cultura che ci circonda oggi sono totalmente opposti. Se una persona non combatte ogni giorno con tanta preghiera e la meditazione sulla parola cercando di vivere la parola insieme con altri cristiani veri, facilmente, anzi, automaticamente, si scivola nella mentalità di questo mondo che sfrutta gli altri con gli egoismi nascosti e mascherati.

Quest’amore di altruismo, invece di “amore” (falso!) di egoismo, ci viene esemplificata attraverso il racconto del Samaritano buono. La via di una nuova umanità è quella che passa per la trasformazione del cuore, dall'indifferenza al riconoscere l'altro, al prendersi cura del fratello che ha bisogno di noi. Perché il Dio che amiamo e nel quale poniamo tutta la nostra fiducia è così: Dio è colui che ha compassione dell'uomo, è colui che in Gesù si è fatto prossimo a ciascuna delle sue creature.

Gesù conclude il racconto del buon Samaritano ordinando: "Va', e anche tu fa' così". Qui Gesù non ribadisce una legge. Fa invece un annuncio evangelico: in lui, il Samaritano, Dio si è preso cura di me e mi ha amato; perché anch'io, guarito dal mio male, possa amare lui con tutto il cuore e i fratelli come me stesso. Se Gesù infatti è la Parola diventata vicina perché la si possa mettere in pratica, allora il farsi prossimo non è più, per nessuno, una meta lontana, irreale o irraggiungibile. Se Gesù, il Samaritano, si è preso cura di me e mi ha amato, anch'io posso amare Dio e il prossimo, anch'io posso farmi solidale con chi è nella difficoltà. E si ama veramente il prossimo se lo si guarda con gli occhi stessi di Dio.

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Un’Esperienza di Vita:

Un giorno scompaiono le chiavi di casa, lo stipendio del marito e altri oggetti di valore. Chi sarà stato? L'autore del furto deve essere necessariamente qualcuno vicino alla famiglia…Questo provoca in Mirta Zanella (Argentina) una grande sofferenza, tanto da non riuscire neppure a pregare. Poi, ricordandosi che Gesù invita a perdonare, lo fa, anche per la persona che l'ha derubata. Dopo alcuni giorni si viene a sapere che una signora in difficoltà che chiedeva l'elemosina nel quartiere e con la quale esisteva da tempo un cordiale rapporto, ha rubato in casa di una vicina: mentre lei la minacciava con una pistola, il marito portava via la refurtiva. Anche Mirta, qualche tempo dopo, riceve da questa donna pesanti minacce e per difendersi chiama la polizia. La donna, viene arrestata e, riconosciuta colpevole di vari delitti, condannata a 17 anni di carcere.

Nei mesi seguenti il marito suggerisce a Mirta di andare a trovarla in carcere. "Neppure per sogno!", risponde anche perché ha paura… Poco tempo dopo una nuova richiesta: stavolta è un sacerdote della parrocchia, che le propone di andare con un gruppo di altre signore nel carcere femminile dove, tra l'altro, è reclusa anche la donna che l'ha derubata. Un po' confusa, Mirta accetta, ricordandosi della parola del Vangelo: "Andate dunque ed imparate cosa significhi: misericordia io voglio e non sacrificio". Si reca quindi, con il gruppo, alla prigione e alla conclusione della Messa vede la donna. È un attimo: decide di salutarla con un abbraccio. "Lei si mette a piangere e mi chiede perdono – racconta Mirta -. Le rispondo che il Signore l'ha già perdonata e anch'io. Mi chiede di pregare per i suoi figli e le prometto che lo farò".