giovedì 2 dicembre 2010

Luca 1,37

Nulla è impossibile a Dio! (Lc 1,37)
(http://www.focolare.org/articolopdv.php?codart=7993)

Questa parola viene dalla bocca dell’arcangelo Gabriele a Maria. Vorrei citare parole da un Servo di Dio; Igino Giordani. Lui era un scrittore, giornalista, politico, ecumenista e patrologo; è una delle figure più rappresentative del Novecento, una personalità poliedrica che ha lasciato tracce profonde ed ha aperto prospettive profetiche a livello culturale, politico, ecclesiale, sociale. (1894-1980). (http://www.scamat.it/news/iginogiordani.htm; http://www.iginogiordani.info/)

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Piena di grazia, il Signore è con te! (Lc 1,28) (http://www.indaco-torino.net/liturgia/08122005.htm)

Maria entra nella storia mentre prega. L’arcangelo la sorprende in preghiera. La sua gioia è pregare: la sua vita è pregare. E pregare è colloquiare con il Signore, effondersi in lui, annullarsi in lui. Che importava la miseria dello stambugio, scavato nel tufo, dalle pareti che gemevano l’acqua della collina o flagravano del sole sulla pianura, quando contro di essa, sopra le dune, si poteva costruire la ricchezza dell’amore di Dio, distillato in un colloquio tra figlia e Padre, tra serva e Re, tra nulla e Tutto? Maria perdeva sé e trovava l’Eterno.

E tutto ciò per un’ardenza d’amore, onde era trasfigurata ai piedi di Dio. La preghiera in Maria era trasfusione d’amore. (...)

Maria è la religione tutta intera, la virtù tutta quanta: in lei davvero l’amore di Dio s’è fatto amor dell’uomo e, nell’ardenza e lume, ha generato la purezza sulla base dell’umiltà con l’espressione della sapienza, virtù protette dal silenzio.

L’amore mariale non chiede; dà. Non pretende; si considera in debito. Se non è rimasto, sopporta; se è ignorato, gioisce; se è pestato, balza in Dio. Fa del Calvario in terra una pedana di lancio al cielo. Ove sia riamato, è bene; ove non sia riamato, si avvicina di più al Crocifisso.

Non si rammarica se non è compreso. Nascosto, è più valido: come a Nazareth. Trae il suo valore nel vedere, pel suo aiuto, gioire e ascendere il fratello, anche se perciò l’anima amante, per sé, resti avvilita. Ché merito dell’amore è farsi uno con l’amato, anche se l’amato resista all’unità. E sua bellezza è sottomettersi, non sovrapporsi; obbedire, non comandare; sparire, non figurare; tacere, non difendersi. Come Maria: ancilla Domini, nella quale si vede che se uno si fa niente, ottiene per ciò il Tutto. Per questo farsi nulla, Maria, umile figlia di contadini artigiani, in un villaggio remoto, fu reputata degna di divenire madre di Dio.

da «Maria modello perfetto» di Igino Giordani.

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Un’Esperienza di Vita:

Ho sulla scrivania dello studio due immagini molto belle, con didascalie di pari grado: la SS. Trinità del Giubileo (“Alle spalle e di fronte mi circondi” Salmo 139) e la Madonna (“Maria, madre di tenerezza e di misericordia, sei immagine e segno della nuova creazione”).

A queste icone attingo per la mia preghiera quotidiana. In particolare prego il Signore di aiutarmi nella crescita spirituale, per poterlo testimoniare nella mia vita di giovane, in un mondo che cambia, secondo il disegno che Egli ha disposto per me.

A Maria, che seppe riconoscere la volontà di Dio in lei, che l’accolse con gioia, che con coraggio la portò a compimento, chiedo la sua presenza ed il suo amore per ben compiere i passi che portano alla realizzazione del progetto di Dio su di me.
Sono certo così di “contemplare la bontà del Signore nella terra dei viventi”, nell’attesa del Paradiso.

Francesco (Italia)

mercoledì 3 novembre 2010

Matteo 5,8

Beati i puri di cuore perché vedranno Dio! (Mt 5,8)
http://www.focolare.org/articolopdv_prova.php?codart=7883

Sappiamo che le Beatitudini non sono una presentazione in negativo del cristianesimo. L'immagine che ci sta sotto è quella di un re che nel suo programma inserisce un'attenzione particolare alle categorie più deboli, in quanto oggetto di predilezione.

Le beatitudini non sono quindi virtù morali ma doni di una prospettiva nuova.

Chi sono allora i puri di cuore? Sono le persone semplici, senza pieghe nascoste, che sanno vedere Dio nella vita e nei fenomeni della natura, come un sole che brilla sotto ogni cosa e dietro ogni fatto dell'esistenza. Sono coloro che non fanno della malizia e del sospetto l'unico criterio per giudicare il prossimo, ma vivono la frase di Gesù: "Se il tuo occhio è chiaro, tutto il tuo corpo sarà nella luce" (Mt 6,22).

A noi il compito di purificare lo sguardo, e la vita sarà subito, ora, beata. I santi sono i primi nostri modelli.

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Un’Esperienza di Vita:

Frequento la scuola di cinematografia. Anche oggi il professore ci sta bombardando di immagini di nudo pseudo-artistico. Dice che lo fa per prepararci al lavoro che dovremo affrontare in futuro. Alla fine della lezione, vado da lui: "Vorrei dirle che disapprovo lo studio costante di queste immagini per acquisire la nostra tecnica professionale". La risposta è secca: "Signorina, lei ha qualcosa di non risolto, ma non sono io che posso psicanalizzarla".

Non mi intimorisce, lo ascolto e resto fissa nella realtà che ho in cuore: "Beati di puri di cuore, perché vedranno Dio ". Parliamo a lungo e lui abbandona, man mano che va avanti il colloquio, il suo tono cattedratico. "Se tu sapessi quante volte ho pianto perché dovevo fare qualcosa che andava contro i miei principi! - mi confida alla fine. Ma la vita mi ha insegnato a sopportare tutto, e anche tu lo farai!".

Inaspettatamente il giorno seguente il professore mi invita ad esprimere il mio pensiero alla classe riguardo alle scene di sesso. Guardo i miei compagni: so che la maggior parte di loro ha le idee molto confuse e sento che è il momento di trasmettere, con amore, le mie certezze sul rispetto degli altri e sulla vita. Il professore mi appoggia e dichiara di condividere le mie riflessioni.

Dopo qualche giorno, le mie compagne vengono a dirmi che sono d'accordo con me, ma che non hanno mai avuto prima il coraggio di esprimersi liberamente. Colgono l'occasione per parlarmi anche delle loro difficoltà e dei loro sentimenti. Mi chiedono consigli. Faccio il vuoto dentro di me per accogliere ciascuna. Le ascolto fino infondo e loro trovano da sole le risposte di cui hanno bisogno riscoprendo valori che non sapevano di avere nel cuore. Nasce con tutti una libertà e una confidenza inimmaginabili solo qualche giorno prima. Gesù è entrato nella Scuola di cinematografia e si fa strada nell'animo dei miei compagni. Solo Lui è la medicina che può curare dal di dentro la confusione e le malattie della nostra società. (Sonia A. - Argentina)

lunedì 4 ottobre 2010

Matteo 22,39

Amerai il prossimo tuo come tè stesso (Mt 22,39).
http://www.focolare.org/articolopdv.php?codart=7770

Gesù, in un dibattito serrato con i teologi del suo tempo, riassume nell'amare Dio con tutto il cuore, l'anima e la mente e nell'amare il prossimo come se stessi, il più grande e il primo dei comandamenti. Che semplificazione! L'uomo trova in questo duplice amore la sua unità, il senso della vita, lo stile di fondo che da valore d'eternità ad ogni piccola azione.

Ma, se l'amore è nel nostro DNA e quindi tutti possiamo amare, e anche vero che bisogna imparare ad amare. Imparare l'arte di amare è il compito più importante ed entusiasmante della vita. Iniziamo ad allenarci mettendo in pratica quel "come tè stesso". San Francesco di Sales diceva così: "Mettetevi sempre al posto del vostro prossimo e mettete il prossimo al vostro posto, così giudicherete bene. Comprando, immaginate di essere chi vende e vendendo d'essere chi compra: così comprerete e venderete equamente".

Visitate anche: “La Speranza del Mondo” (http://evang-fondam.blogspot.com/2010/01/la-speranza-del-mondo.html).

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Un’Esperienza di Vita:

Tornavo dal “Gen Camp” in autobus. Volevo fare una visita ai miei parenti e, non conoscendo molto la zona, ho chiesto qualche informazione al passeggero che era accanto a me. Lui sgarbatamente mi ha dato dell’ignorante ed io mi sono adirato. Dopo questo incidente sono rimasto in silenzio, guardando fuori dal finestrino. Ad un certo punto mi sono ricordato di quello che ci eravamo proposti durante il Camp: essere uomini nuovi che costruiscono un mondo nuovo. Dovevo cambiare e ricominciare da capo con questo prossimo del momento presente. Ho preso coraggio e gli ho chiesto scusa. Anche lui, meravigliato del mio atteggiamento, si è scusato con me e dopo un po’ mi ha chiesto chi fossi. “Sono un cristiano”, gli ho risposto. E lui: “Adesso capisco il perché del tuo atteggiamento, noi musulmani non siamo abituati a chiedere scusa; sono contento di aver conosciuto una persona cristiana”. Da quel momento il rapporto è cambiato totalmente. Anche lui era diretto alla mia stessa città. Quando siamo arrivati, mi ha chiesto dove dovevo andare e con mia sorpresa mi ha accompagnato in “Tonga” (un tipo di calesse tirato dai cavalli), pagandomi persino il biglietto. Quando ci siamo congedati, mi ha abbracciato e mi ha detto che era felice di aver conosciuto un fratello cristiano. Questa esperienza di dialogo mi ha lasciato in cuore la certezza che anche io, insieme alle persone della Trinità e a tanti fratelli e sorelle, posso costruire il mondo unito.

Shakeel, Pakistan

giovedì 2 settembre 2010

Matteo 18,22

"Non ti dico fino a sette, ma fino a settanta volte sette" (Mt 18,22)
http://www.focolare.org/articolopdv_prova.php

Non è facile vivere questa parola di Gesù. Anzi, in tanti casi, sarebbe impossibile senza l’aiuto di Dio (Mt 19,26)! Ma che cosa succede quando non si vive questa parola? Poiché questo è ciò che abbiamo sotto gli occhi tutti i giorni. Ci sono nazioni in stato di conflittualità latente, per esempio il Medio Oriente, dove il terrorismo è la risposta ad una situazione ritenuta di offesa e di oppressione e la rappresaglia è la risposta al terrorismo. Si applica ancora alla lettera "occhio per occhio, dente per dente". Questa è la sapienza politica degli uomini. Non ci si accorge che essa, come dice San Paolo, è follia (1Cor 3,19). Non risolve nulla, non spezza la catena del male, ma la perpetua e la aggrava. La vendetta produce vendetta; così sarà, purtroppo, fino alla fine del mondo. La realtà è questa, ma noi abbiamo capito che non è il Vangelo col suo invito al perdono che è sbagliato, ma "la realtà". Noi non ci lasceremo, perciò, impressionare dal divario tra l'ideale e la realtà, ma ci metteremo con impegno a realizzare il nostro Vangelo, cominciando intorno a noi. Chi, tornando a casa, non ha subito qualche perdono in sospeso da dare coraggiosamente?

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Un’Esperienza di Vita:

Questa lezione l'aveva imparata a Washington (Usa) il piccolo Jerry, il bambino di colore, che, per il quoziente alto di intelligenza, era stato ammesso ad una classe speciale con tutti ragazzi bianchi. Ma l'intelligenza non gli era bastata per far capire ai compagni che era uguale gli aveva attirato l'odio generale, tanto che il giorno di Natale tutti i ragazzi si fecero reciproci doni, ignorando Jerry. Il fanciullo ne pianse; si capisce! Ma arrivato a casa pensò a Gesù: "Perdonate … e … amate i vostri nemici" e, d'accordo con la mamma, comprò doni che distribuì con amore a tutti i suoi "fratelli bianchi".

lunedì 2 agosto 2010

Luca 1,45

"E beata colei che ha creduto nell'adempimento delle parole del Signore" (Lc 1,45)
(http://www.focolare.org/articolopdv_prova.php?codart=7375)

In mezzo alle delusioni, alle sofferenze e alle persecuzioni del tempo presente, la celebrazione dell'Assunta ci invita a guardare a Maria come segno di sicura speranza e a vivere in questo mondo costantemente orientati ai beni eterni. La fede nella presenza del Signore che sostiene il nostro cammino e la carità che riempie il cuore della presenza di Dio e rende vicini ai bisogni delle persone, permettono all'uomo di alimentare la speranza nella realizzazione delle promesse di Dio. Per la fede l'uomo tutto intero si consegna a Dio accogliendo ciò che Lui ha fatto conoscere. Per la fede di Maria si compie l'opera della Salvezza: arriva a noi il Figlio di Dio. Per la sua fede Maria è detta beata: beata perché crede alla Parola di Dio. E la prima beatitudine, quella fondamentale: la fede nella promessa, che permette al Signore di vivere "oggi" nei credente che lo ascolta. La beatitudine di Maria è condivisa da ogni credente che ascolta e fa la Parola. La Parola va accolta come essa veramente è, quale "Parola di Dio che opera in voi che credete " (1Ts 2,13).

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Un’Esperienza di Vita:

CREDO ALL 'AMORE DEL PADRE
Un giorno, andando all'università, sono passato da una chiesa. Ero lì in preghiera quando mi si avvicina, zoppicando, un ragazzo vestito di stracci e con uno zaino molto pesante. E’ per chiedermi un 'elemosina. Mi alzo e insieme andiamo verso la porta per non disturbare le persone sedute nei banchi.

Lì egli si apre sulla sua situazione: mancavano tre giorni per entrare in una comunità di recupero, ma non aveva i soldi per mangiare ne sapeva dove andare a dormire. Mi mostra anche una brutta piaga ad una gamba.

Avevo con me solo il denaro sufficiente per comperare un libro per un esame e per mangiare in mensa. Mi sono voltato verso l'altare e con fede: "Gesù - gli ho detto fra me - tu sai che questi soldi mi servono, ma io credo all'amore del Padre... ". Li ho presi e gli ho dati al ragazzo, il cui volto si è illuminato. Ancora fuori della chiesa lui continuava a ringraziarmi... Poi sono andato in facoltà, ed è passata la mattinata senza che pensassi più all'accaduto.

A mezzogiorno, in mensa, mi servo col mio vassoio e consegno la mia tessera magnetica alla cassiera, che mi da uno scontrino con stampato "euro O". Come mai? Lei mi chiede se avevo fatto la domanda per borsa di studio. Rispondo di sì, ma che non ero entrato in graduatoria. E lei: "Hai perso la borsa, ma in compenso ti hanno assegnato la mensa granita per tutto l'anno ".

Sento un "tonfo" al cuore: il Padre lassù non aveva aspettato neanche due ore per ricambiare...

Stefano (Padova)

venerdì 2 luglio 2010

Matteo 13,45-46

"Il regno dei cieli è simile a un mercante che va in cerca di perle preziose; trovata una perla di grande valore, va, vende tutti i suoi averi e la compra" (Mt 13, 45-46)
(http://www.focolare.org/articolopdv_prova.php?codart=7360)

Trovata una perla di grande valore, vende tutto e la compra (Mt 13,46). Gesù vuol farci capire il valore del Regno di Dio che è poi il valore di Gesù stesso. Di fronte al Regno siamo chiamati a deciderci per ciò che vale.

Innanzitutto viene in evidenza che il Regno è una realtà di grande valore e di rara bellezza. Gesù ci dice che non basta cercare e trovare; occorre decidere. E il motivo della decisione è la "gioia", la passione per il tesoro. L'amore per Gesù rende relativo il resto, e liberi di camminare verso la felicità. Il Dio nel quale crediamo ci dà gioia.

Gesù è il tesoro nascosto e la perla preziosa: chiunque, presto o tardi, lo trova, sia che non lo cerchi come il contadino, sia che lo cerchi come il mercante. Ma quando si è trovato, importante è vendere, è staccarsi dal resto perché Lui diventi il centro, il "tutto" della vita. La gioia di averlo incontrato è la forza per decidere di raggiungerlo.

L'amore porta a decidere: toglie ciò che non conta per amore di ciò che conta. Ben sappiamo che le perle di grande valore si trovano in profondità. Viviamo, guidati da questa parola, in profondità la nostra vita. Non "sopra-vivere", ma "vivere-dentro", come diceva Giovanni Paolo Il ai giovani.

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Un’Esperienza di Vita:

"NONNA... IO NE HO DUE!"
Nel corso di una settimana di animazione comunitaria e missionaria, in un paesino del Lazio, un nostro sacerdote missionario è stato accolto con gioia in un centro d'ascolto. E lì per condividere la sua esperienza e la realtà di tanti fratelli poveri, mentre tutti ascoltano con grande interesse.

Tra le persone c'è una bambina di tre anni, anche lei ascolta in silenzio e sembra attenta ad ogni parola. Ad un certo punto Padre Roberto vede che la bimba si avvicina alla nonna e le sussurra qualcosa all'orecchio. La nonna sorride e si commuove.

Al termine dell'incontro, nonna e nipotina, si avvicinano al missionario e la nonna gli racconta quanto è accaduto pochi istanti prima: «Sa padre, mia nipotina ha ascoltato quanto lei ci ha detto sui poveri, sulla loro sofferenza e su come hanno bisogno anche delle cose più semplici e normali. Per cui anche lei vorrebbe fare qualcosa per loro. Quando si è avvicinata, mi ha detto. "Nonna, diamo a Padre Roberto il mio cappottino per i bambini poveri. Io ne ho due!"».

Nei cuore semplice dei piccoli, l'amore "corre" veloce all'essenziale, i conti si fanno in fretta e condividere quanto si possiede con gli altri diventa presto realtà.

(Da "Comunità Missionaria di Villaregia")

mercoledì 2 giugno 2010

Matteo 10,39

Chi avrà perduto la sua vita per me, la troverà (Mt 10,39).
(http://www.focolare.org/articolopdv.php?codart=7260)

Gesù qui pone se stesso e il rapporto con Lui come riferimento e criterio assoluto per le scelte importanti della vita. Per poter "essere" veramente e portare frutto, bisogna essere uniti a Lui; in altra occasione dirà: "Senza di Me non potete far nulla" (Gv 15,5). Sono parole da prendere alla lettera, come quando dice: "Chi non raccoglie con me disperde" (Mt 12,30; Lc 11,23). L'essere con Lui e metterlo sempre al primo posto ci è necessario come l'aria per respirare; altrimenti sarebbe solo un'immagine sbiadita, una metafora il nostro essere figli di Dio, mentre "lo siamo realmente " (1Gv 3,1).

Come in Gesù anche il più piccolo gesto che esprimeva la sua persona era "divino", così per noi anche il dare un bicchier d'acqua fresca al fratello più piccolo, ha una portata che sa di eternità. La qualità dell'acqua dipende dalla sorgente, e in noi la sorgente è divina!

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Un’Esperienza di Vita:

A Brancaccio, un quartiere di Palermo dimenticato dagli uomini, ma non dalla mafia che lo considera suo territorio "naturale", è stato ucciso, nel giorno del suo 56° compleanno, padre Giuseppe Puglisi (1938-1994). Non un "prete-contro", ma un prete "normale", che ha preso sul serio il Vangelo degli ultimi, dei diseredati, e che è morto per questo. Da giovane aveva compiuto il suo apprendistato in una chiesa periferica palermitana a Godrano, piccolo paese di montagna di contadini, di operai e di studenti ai quali porta la sua passione per la verità e la libertà, seme di speranza che sparge senza risparmiarsi, animando incontri, dibattiti, momenti di studio e di preghiera. E il Vangelo, messaggio lieto rivolto soprattutto a chi non ha motivi umanamente ragionevoli per allietarsi. E il Vangelo nella sua "normalità " che diventa radicalità e martirio, quando il contesto in cui opera e parla è troppo lontano dal disegno di Dio.

Al liceo Vittorio Emanuele di Palermo, nel centro Diocesano Vocazionale, i giovani sono i suoi interlocutori privilegiati: li educa, li "conduce " dentro il messaggio e dentro il piano di Dio, anima vocazioni altrui e approfondisce la propria, che sempre più coincide con il risvegliare le coscienze. La "chiesa " di don Pugliesi era tra la gente, tra i giovani, gli anziani, i diseredati. Il "braccio di ferro" del prete "scomodo" aveva come nemico, silenzioso e onnipresente, il potere mafioso, che permette protezione in cambio di omertà. Don Puglisi si ostina a rendere testimonianza del Vangelo, non solo con la denuncia dal pulpito, ma con l'azione tra la "sua "gente, alla quale insegna il valore della persona umana, della sua dignità, della sua libertà.