giovedì 2 febbraio 2012

Marco 1,15

“Convertitevi e credete al Vangelo” (Mc 1,15).

(http://www.focolare.org/it/news/2012/02/01/febbraio-2012/)

Nella Chiesa primitiva la Quaresima era il tempo prezioso dedicato al “catecumenato” cioè alla preparazione del Sacramento del Battesimo nella Veglia Pasquale. Anche per noi che abbiamo già ricevuto il dono della vita cristiana, la quaresima è momento prezioso per riflettere sul dono ricevuto, non solo per “sentirci” dei battezzati, ma specialmente per “vivere” da battezzati.

Questo è “convertirsi”: “cor-vertere” significa rovesciare il proprio cuore, cioè andare a Dio con “cuore nuovo”. La conversione non riguarda solo un pagano che abbraccia la fede in Cristo Salvatore, ma ogni cristiano, anzi quanto più uno è santo, tanto più sente il bisogno di andare a Dio con il “cuore rinnovato”. A questo ci invita il cammino dei quaranta giorni, aiutati dal dono della parola di Dio, perché essa diventi vita della nostra vita, un po’ come il pane che mangiamo che diventa nostra carne.

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Un’Esperienza di Vita:

HO CONDANNATO UN MORTO

Ho commesso un grosso sbaglio. Avevo saputo che Giovanni era morto in modo triste e vergognoso: dopo una nottata passata nell’ubriachezza tra le prostitute. Era ricco, aveva la sposa e figli, ma aveva anche delle pessime abitudini.

Oggi si fanno i funerali. Mi hanno chiamato perché benedica la salma. Ho detto che non sarei andato. Per la vita che aveva vissuto fino all’ultimo momento - ho risposto - non meritava la benedizione della Chiesa. Mi sembrava di dover difendere la giustizia, di dare un buon esempio al popolo, di fare insomma il mio dovere.

Rimasto solo, non ho avuto più pace. Mi sono domandato che cosa avrebbe fatto Gesù al mio posto e mi sono vergognato di me stesso. In questo momento di dolore, mentre la vedova e i figli piangono perché il papà non c’è più e perché è partito in quel modo, io, che potrei portare un po’ di sollievo, ho condannato un morto! Conosco dal di fuori la storia di quel uomo; solo Dio la conosce da di dentro. Suo giudice non sono io, ma quel Gesù che per lui ha versato il suo sangue! Quella notte non sono riuscito a prendere sonno.

Il giorno dopo sono andato a trovare la vedova e i figli. Ho chiesto loro perdono e abbiamo combinato insieme la data per la Messa di suffragio. Il fatto è stato risaputo dalla gente: il prete è andato a chiedere scusa! Forse questo gesto ha evangelizzato più di tutte le mie prediche!

don E. P., Italia