mercoledì 5 gennaio 2011

Atti 4,32

"La moltitudine di coloro che erano venuti alla fede aveva un cuore solo e un'anima sola, e nessuno diceva sua proprietà quello che gli apparteneva, ma ogni cosa era fra loro comune!" (At 4,32)
(http://www.focolare.org/articolopdv_prova.php?codart=8087)


COSTRUIRE RAPPORTI NUOVI

Nei rapporti inter-umani il dare richiede il ricevere, perché sono il dare e il ricevere che creano la comunione, la fraternità e di conseguenza l’uguaglianza.

Dare vuol dire allora condivisione, comunione dei beni spirituali e materiali. Con questi atteggiamenti ne superiamo altri, contenuti nel dare che esiste nella civiltà dell’avere: quello che offende perché incrinato dal desiderio di potere sull’altro; quello che nell’atto del dare cerca la propria soddisfazione, la propria vanagloria; quello «utilitaristico» che pur dando è finalizzato e indirizzato al proprio utile, al proprio guadagno.

Il vero dare che crea rapporti nuovi è quello che Gesù ci insegna nel vangelo. Quel dare che, vissuto dai primi cristiani, faceva sì che si poteva dire di loro: «erano un cuor solo e un’anima sola e fra loro non v’era indigente» (cf At 4, 32).

Non di meno si richiede ai cristiani oggi per costruire il mondo unito.

Diceva Chiara Lubich in un grande incontro di giovani al Palaeur di Roma nel 1990: «Gesù ha definito il comandamento dell’amore “mio” e “nuovo”, perché è tipicamente suo, avendolo riempito d’un contenuto singolare e nuovissimo.“Amatevi – ha detto – come io vi ho amato”. E lui ha dato la vita per noi.

È dunque in gioco la vita in questo amore. E un amore pronto a dare la vita è ciò che egli chiede anche a noi verso i fratelli.

Non è sufficiente per lui l’amicizia o la benevolenza verso gli altri; non gli basta la filantropia, né la sola solidarietà. L’amore che chiede non si esaurisce nella non-violenza.

È qualcosa d’attivo, d’attivissimo. Domanda di non vivere più per se stessi, ma per gli altri.

E ciò richiede sacrificio, fatica. Domanda a tutti di trasformarsi da uomini pusillanimi ed egoisti, concentrati sui propri interessi, sulle proprie cose, in piccoli eroi quotidiani che, giorno dopo giorno, sono al servizio dei fratelli, pronti a donare persino la vita in loro favore»1.

In questi rapporti che si snodano nella quotidianità e nei momenti forti, la persona raggiunge la maturità dell’emancipazione, e, dunque, dell’autentica socialità.

Vera Araujo
(Sociologa brasiliana, Vera Araujo insegna dottrina sociale della chiesa nella cittadella internazionale di Loppiano e collabora a varie riviste. Oltre ad essere consulente del Movimento «Umanità Nuova» – espressione nel sociale del Movimento dei focolari – ha partecipato come «esperto» alla IV Conferenza del Consiglio Episcopale Latino Americano (CELAM) svoltasi nel 1992 a Santo Domingo.)

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Un’Esperienza di Vita:

Sono sempre stata legata ai miei vestiti e di anno in anno tendevo ad accumularli. Un mese fa, facendo il cambio di stagione, mi sono resa conto di quanto fossi condizionata da questo attaccamento; ho sentito forte la spinta a eliminare dall'armadio tutto ciò che per me era superfluo. Alla fine mi sono ritrovata con poche cose e una grande libertà nel cuore, ho scoperto la bellezza e l'importanza della comunione dei beni materiali!

Questo piccolo taglio mi ha permesso di ridare il giusto valore alle cose mettendo nuovamente Dio al primo posto.

(Una ragazza di 17 anni)