mercoledì 2 giugno 2010

Matteo 10,39

Chi avrà perduto la sua vita per me, la troverà (Mt 10,39).
(http://www.focolare.org/articolopdv.php?codart=7260)

Gesù qui pone se stesso e il rapporto con Lui come riferimento e criterio assoluto per le scelte importanti della vita. Per poter "essere" veramente e portare frutto, bisogna essere uniti a Lui; in altra occasione dirà: "Senza di Me non potete far nulla" (Gv 15,5). Sono parole da prendere alla lettera, come quando dice: "Chi non raccoglie con me disperde" (Mt 12,30; Lc 11,23). L'essere con Lui e metterlo sempre al primo posto ci è necessario come l'aria per respirare; altrimenti sarebbe solo un'immagine sbiadita, una metafora il nostro essere figli di Dio, mentre "lo siamo realmente " (1Gv 3,1).

Come in Gesù anche il più piccolo gesto che esprimeva la sua persona era "divino", così per noi anche il dare un bicchier d'acqua fresca al fratello più piccolo, ha una portata che sa di eternità. La qualità dell'acqua dipende dalla sorgente, e in noi la sorgente è divina!

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Un’Esperienza di Vita:

A Brancaccio, un quartiere di Palermo dimenticato dagli uomini, ma non dalla mafia che lo considera suo territorio "naturale", è stato ucciso, nel giorno del suo 56° compleanno, padre Giuseppe Puglisi (1938-1994). Non un "prete-contro", ma un prete "normale", che ha preso sul serio il Vangelo degli ultimi, dei diseredati, e che è morto per questo. Da giovane aveva compiuto il suo apprendistato in una chiesa periferica palermitana a Godrano, piccolo paese di montagna di contadini, di operai e di studenti ai quali porta la sua passione per la verità e la libertà, seme di speranza che sparge senza risparmiarsi, animando incontri, dibattiti, momenti di studio e di preghiera. E il Vangelo, messaggio lieto rivolto soprattutto a chi non ha motivi umanamente ragionevoli per allietarsi. E il Vangelo nella sua "normalità " che diventa radicalità e martirio, quando il contesto in cui opera e parla è troppo lontano dal disegno di Dio.

Al liceo Vittorio Emanuele di Palermo, nel centro Diocesano Vocazionale, i giovani sono i suoi interlocutori privilegiati: li educa, li "conduce " dentro il messaggio e dentro il piano di Dio, anima vocazioni altrui e approfondisce la propria, che sempre più coincide con il risvegliare le coscienze. La "chiesa " di don Pugliesi era tra la gente, tra i giovani, gli anziani, i diseredati. Il "braccio di ferro" del prete "scomodo" aveva come nemico, silenzioso e onnipresente, il potere mafioso, che permette protezione in cambio di omertà. Don Puglisi si ostina a rendere testimonianza del Vangelo, non solo con la denuncia dal pulpito, ma con l'azione tra la "sua "gente, alla quale insegna il valore della persona umana, della sua dignità, della sua libertà.