“A quanti l'hanno accolto, ha dato potere di diventare figli di Dio” (Gv 1,12).
lunedì 3 dicembre 2012
Giovanni 1,12
“A quanti l'hanno accolto, ha dato potere di diventare figli di Dio” (Gv 1,12).
venerdì 2 novembre 2012
Giovanni 14,23
«Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui» (Gv 14,23).
lunedì 1 ottobre 2012
Luca 5,5
«Sulla tua parola getterò le reti» (Lc 5,5).
domenica 2 settembre 2012
Giovanni 4,13-14
“Chiunque beve di quest'acqua avrà di nuovo sete; ma chi beve dell'acqua che io gli darò, non avrà mai più sete, anzi, l'acqua che io gli darò diventerà in lui sorgente di acqua che zampilla per la vita eterna” (Gv 4, 13-14).
venerdì 3 agosto 2012
Matteo 10,32-33
lunedì 2 luglio 2012
Matteo 13,12
«A chi ha sarà dato e sarà nell'abbondanza; e a chi non ha sarà tolto anche quello che ha» (Mt 13,12)
sabato 2 giugno 2012
Giovanni 6,27
(http://www.focolare.org/it/news/2012/06/01/giugno-2012/)
La festa del Corpo del Signore corre un rischio; che Gesù oggi offertoci come pane, sia ammirato, contemplato, adorato per le strade e per le piazze, ma poi rimanga chiuso negli ostensori e nei tabernacoli.
Ma Gesù dice: prendete e mangiate! Come vivere allora concretamente il dono dell'Eucaristia?
Dobbiamo prendere e mangiare. Cioè trasformarci in Gesù, essere Lui. Vivere non per sé stessi, ma perché Gesù possa essere, vivere e agire tra i cristiani.
I cristiani poi, tra di loro, se vogliono essere totalitari, devono comportarsi come membri di un solo corpo. Ma non basta. Durante la giornata questa comunione deve farsi concreta nei rapporti sociali in una comunione spirituale, di azioni, di beni.
Questo per i cristiani. Ma per chi non comunica al sacramento del corpo di Cristo? Dobbiamo essere noi con il nostro corpo comunione per loro: amando diamo Gesù.
Anzi, lasciandoci "mangiare" dagli altri, ci facciamo eucaristia per loro. Lasciarsi mangiare vuoI dire essere persone che non impongono se stesse, ma si fanno uno con tutti, che soffrono con chi soffre, godono con chi gode, partecipano alla vita, ai problemi, alle lotte, alle gioie degli altri.
In una continua donazione di amore essi si fanno ponte tra Gesù e l'umanità che così sarà raggiunta dall'invito di Gesù: "Prendete e mangiate, questo è il mio corpo!".
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Un’Esperienza di Vita:
Sul lavoro una cosa che mi ha sempre amareggiato molto è vedere che, se c'era un rimprovero da fare, veniva fatto davanti a tutti; addirittura è successo che una collega era stata rimproverata nel reparto.
Ho sempre chiesto a Gesù che ci fosse il momento giusto per fare qualcosa riguardo a questo. Qualche tempo fa è stata fatta un'assemblea sindacale e alla fine del suo discorso la sindacalista ha chiesto se c'erano domande e problemi da esporre. Era il momento opportuno per intervenire. Così ho chiesto la parola e ho esposto il mio punto di vista, dicendo che avevo assistito a rimproveri fatti a colleghe in pubblico e con parole offensive e trovavo che non fosse giusto: se una collega lavorava male o aveva sbagliato, era dovere della responsabile farglielo notare, ma la cosa doveva avvenire tra loro.
Le mie parole hanno suscitato un mormorio generale di approvazione. Qualche giorno dopo la nostra rappresentante sindacale mi ha detto che il mio intervento era stato molto importante, sapeva che ne avevano parlato ai vertici e insieme constatavamo che da allora non avevamo più assistito a scene di quel genere. Una volta ha detto: "Parlo volentieri con te perché sei una persona umana e corretta. Un tempo ero anch'io come te, cercavo di aiutare tutti, poi ho visto che quando ho avuto io bisogno non si è mosso nessuno, così ora mi faccio solo i fatti miei". L'ascoltavo cercando di "farmi uno" e sentivo che sotto c'era tanta sofferenza. Le ho detto che la capivo perché anch'io nella vita avevo dovuto affrontare tante prove, ma di una cosa ero certa: voltare le spalle alle persone non era la soluzione giusta per stare meglio.
(Daniela, VR)
mercoledì 2 maggio 2012
Luca 12,49
lunedì 2 aprile 2012
Giovanni 15,3
«Voi siete già mondi, per la parola che vi ho annunziato» (Gv 15,3)
(http://www.focolare.org/it/news/2012/04/01/aprile-2012/)
Si trova questo versetto nel brano in cui Gesù parla della vite e i tralci (Gv 15,1-8). Perciò questi discepoli di Gesù sono “già mondi” perché vivono la sua parola di Gesù ognuno e insieme come comunità.
La vera vigna è la comunità di coloro che aderiscono a Gesù, come i tralci al ceppo. Solo chi resta unito a Gesù, come il tralcio alla vite, appartiene alla vigna del Padre. Il discepolo che segue Gesù è chiamato, ogni giorno, a dare la sua risposta alla Parola e così è innestato in Gesù. La Parola di Gesù, accolta e vissuta, è come un seme di rinascita e come un germe di vita, destinata a crescere incessantemente in chi la vive. Una fedeltà sempre più grande alla Parola è la condizione di ogni attività apostolica. Il tralcio può avere forza apostolica tanto in quanto è radicato nel Signore, dando testimonianza di Lui nelle sofferenze, nelle prove e persino nella morte. Questa in abitazione di Cristo è una fedeltà forte e coraggiosa, virile e quotidiana. Perché questa fedeltà del discepolo è garantita dalla fedeltà del Signore: “io in lui”.
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Un’Esperienza di Vita:
Simone Weil, ebrea convertita al cristianesimo, guardando un giorno delle piante alte e slanciate, con rami lunghi e frondosi, commentava che questi rami inondati dalla luce del sole, per il fenomeno della clorofilla, trasmettevano la linfa vitale a tutta la pianta e così le radici si ramificavano nelle profondità della terra. Concludendo il suo scritto, Simone Weil si poneva una domanda: “Ma le piante, allora, dove hanno le loro radici, in terra o nel cielo?”. E lei stessa rispondeva: “Nel cielo”. E concludeva: “Così anche noi abbiamo le nostre radici in cielo e quanto più uno è radicato in Dio, tanto più diventa uomo e tanto più entra nell’umanità e si fa compagno di ogni uomo”.
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P.s.
Penso che tutti voi vi rendete conto che il mondo sta cambiando tanto, e velocemente. Gesù ci ha detto di guardare “i segni” dei tempi.
Come Papa Benedetto ci ha indicato, tantissime persone oggi sono caduto nella trappola più forte di Satana, relativismo. La filosofia di vita più facile per la grande maggioranza delle persone oggi è: “Occhio non vede, cuore non duole”; forse non duole oggi ma domani e dopo la morte?
“Ho notato che la maggior parte delle anime che ci sono (nell’inferno), sono anime che non credevano che ci fosse l’inferno” (Diario di Suor Faustina, 741; http://www.divinamisericordiacammara.it/DAL%20DIARIO%20DI%20SANTA%20SUOR%20FAUSTINA%201.pdf)
Se vogliamo o no, se crediamo o no, la vita è “una lotta tremenda contro le potenze delle tenebre” (CCC 409; http://iqt.it/catechismo/caduta.htm#originale), ma se non si fa la fatica quotidiana di lottare contro queste “potenze delle tenebre”, ci porta silenziosamente e lentamente lontano da Dio e verso la loro dimora per tutta l’eternità.
“Vidi due strade: una strada larga cosparsa di sabbia e di fiori, piena di allegria, di musica e di vari passatempi. La gente andava per quella strada ballando e divertendosi. Giungevano alla fine, ma non s’accorgevano che era finita. Alla fine di quella strada c’era uno spaventoso precipizio, cioè l’abisso infernale. Quelle anime cadevano alla cieca in quella voragine; man mano che arrivavano, precipitavano dentro. E ce n’era un così gran numero, che era impossibile contarle. E vidi un’altra strada, o meglio un sentiero, poiché era stretto e cosparso di spine e di sassi e la gente che andava per quella strada aveva le lacrime agli occhi ed era piena di dolori. Alcuni cadevano sulle pietre, ma si alzavano subito e proseguivano. Ed alla fine della strada c’era uno stupendo giardino pieno di ogni felicità e tutte quelle anime vi entravano. Subito, fin dal primo momento, dimenticavano i loro dolori” (Diario di Suor Faustina, 153; http://www.festadelladivinamisericordia.com/page/il-diario.asp).
Quando hanno chiesto Beato Papa Giovanni Paolo II per un versetto da tutta la Bibbia di lasciare il popolo di Dio, lui ha risposto senza esitazione: “La verità vi fa liberi” (Gv 8,32)!
E’ vero che non sappiamo “l’ora” della Seconda Venuta di Gesù, ma possiamo sapere “che Egli è proprio alle porte”. La parola di Dio ammonisce il Cristiano di essere sapiente (Mt 10,16) e vigilante (Mt 24,42; Tit 2,13), soprattutto mentre il giorno del ritorno del Signore si avvicina (Eb 10,25). “Dal fico poi imparate la parabola: quando ormai il suo ramo diventa tenero e spuntano le foglie, sapete che l'estate è vicina. Così anche voi, quando vedrete tutte queste cose, sappiate che Egli è proprio alle porte” (Mt 24, 32-34; Mc 13,28; Lc 21,29-31). “Ipocriti! Sapete giudicare l'aspetto della terra e del cielo, come mai questo tempo non sapete giudicarlo? (Lc 12,56; Mt 16,3).
Gesù ha detto a Santa Faustina “Preparerai il mondo alla Mia venuta” (Diario di Suor Faustina 429; http://www.parrocchiasantarita.it/contenuti/43/divina-misericordia/10/&print=1)
Se vi interessate, ho scritto qual cosina di questi segni nel mio blog: “Profezia Cattolica Oggi” (http://marchiobestia.blogspot.com).
Anche, per chi non ha già letto“
Gloria Polo è morta dopo esser bruciata terribilmente da un fulmine il 5 Maggio 1995; è stata giudicata, poi è tornata in vita. Ci sono tantissime persone, come Gloria Polo, che sono nell´illusione di essere a posto con la propria coscienza formata dal loro criterio personale, o secondo la logica del mondo, o secondo il pensiero comune ("fanno tutti così"!), o secondo il criterio del diavolo, MA NON SECONDO IL CRITERIO DI DIO, cioè secondo
Credo che questa testimonianza aiuterà tante persone di buona volontà, che non hanno paura di confrontarsi con la verità, per convertirsi alla Verità e di cominciare di vivere una vita nuova e appagante con Gesù Cristo. Per noi Cattolici ci aiuterà a fare un buon esame di coscienza seguito da una buona confessione sacramentale.
giovedì 1 marzo 2012
Giovanni 6,68
«Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna» (Gv 6,68).
(http://www.focolare.org/it/news/2012/03/01/marzo-2012/)
Quante parole ascoltiamo in una giornata! Ci sono parole semplici e difficili, dette per amore o per odio, che rasserenano o fanno arrabbiare. Parole dolci o di rimprovero. Ci sono parole che si imprimono nella memoria, che entrano nel cuore, altre che scivolano via e che noi dimentichiamo subito. Gesù, dopo la moltiplicazione dei pani e dei pesci, si rivolge alla folla con un lungo discorso. Nella prima parte parla del mistero della sua persona. Nella seconda Gesù si sofferma a parlare del pane dell'Eucaristia. Ed egli si identifica con questo cibo: è Lui, Gesù, il pane vivo. Chi lo mangia si unisce profondamente a Dio e può vivere per Dio stesso.
Gli ascoltatori sono sorpresi e fanno fatica ad accogliere queste parole. Per questo tanti se ne vanno. Gesù vede incertezza di fede anche tra i dodici. Anche a loro domanda una presa di posizione. Risponderà Pietro a nome degli amici con un'autentica professione ed esperienza di fede cristiana: riconosce e testimonia che solo la rivelazione di Gesù può introdurre nella vita divina: "Tu hai parole di vita eterna", di vita piena. Le parole di Gesù sono parole di vita. Non solo perché si possono mettere in pratica, ma anche perché quando le vivi la tua vita acquista una pienezza particolare. Impariamo ad ascoltare la parola di Dio, distinguendola dalle mille altre parole che passano. È la Parola di un Padre che vuole il bene dei figli e per questo ci dona parole che danno senso alla vita quotidiana.
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Un’Esperienza di Vita:
Sono andata tante volte a trovare Franca in carcere. Il suo dolore, le sue angosce, tra le mura della prigione crescevano ogni giorno. Mi sentivo solo impotente, ma ogni tanto riuscivo a donarle un po' di serenità.
Un giorno mi ha detto: «Ti voglio bene perché sei come me».
Aveva manifestato il desiderio di venire a casa nostra nei periodi di permesso. Ne abbiamo parlato con i figli ed insieme l'abbiamo accolta con gioia. C'era con noi, allora, nostra madre, alquanto malata, ed era sorprendente vedere come sapeva consolarla.
Un natale poi, è stato speciale; lei era già a casa nostra quando è giunta la notizia dell'arrivo di mio fratello con tutta la sua famiglia.
Conoscendo il suo modo di pensare avevo timore che la presenza di Franca l'avrebbe turbato. Invece, vedendo la nostra disponibilità e la gioia che la mamma provava nell'aiutare quella ragazza sfortunata, dopo un primo momento di sorpresa si è sentito coinvolto in quel clima di solidarietà senza giudizi. Franca aveva ritrovato il calore di una famiglia.
N.S., Italia
P.s.
Mi raccomando tanto di leggere il libro:
Trattato Della Vera Devozione A Maria,
da San Luigi Maria Grignion de Montfort
(http://www.santorosario.net/trattato.htm).
In particolare leggete paragrafi 47-59 per i nostri tempi molto particolare nella storia del mondo e della Chiea!
Beato Papa Giovanni Paolo II ha scritto di questo libro:
“Leggendo questo libro era un punto decisivo di svolta nella mia vita. Dico “svolta”, ma in fatti era un viaggio interiore lungo… Questa “devozione perfetta” è indispensabile per qualsiasi persona che vuole darsi a Cristo, senza riserva, al lavoro della redenzione. E’ dal Montfort che ho preso il motto: “Totus tuus” (“Sono tutto tuo”). Un giorno dovrò dire a voi Monfortiani come ho scoperto “Il Trattato della Vera Devozione a Maria”, e quante volte ho dovuto rileggerlo per capirlo.”
giovedì 2 febbraio 2012
Marco 1,15
“Convertitevi e credete al Vangelo” (Mc 1,15).
(http://www.focolare.org/it/news/2012/02/01/febbraio-2012/)
Nella Chiesa primitiva la Quaresima era il tempo prezioso dedicato al “catecumenato” cioè alla preparazione del Sacramento del Battesimo nella Veglia Pasquale. Anche per noi che abbiamo già ricevuto il dono della vita cristiana, la quaresima è momento prezioso per riflettere sul dono ricevuto, non solo per “sentirci” dei battezzati, ma specialmente per “vivere” da battezzati.
Questo è “convertirsi”: “cor-vertere” significa rovesciare il proprio cuore, cioè andare a Dio con “cuore nuovo”. La conversione non riguarda solo un pagano che abbraccia la fede in Cristo Salvatore, ma ogni cristiano, anzi quanto più uno è santo, tanto più sente il bisogno di andare a Dio con il “cuore rinnovato”. A questo ci invita il cammino dei quaranta giorni, aiutati dal dono della parola di Dio, perché essa diventi vita della nostra vita, un po’ come il pane che mangiamo che diventa nostra carne.
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Un’Esperienza di Vita:
HO CONDANNATO UN MORTO
Ho commesso un grosso sbaglio. Avevo saputo che Giovanni era morto in modo triste e vergognoso: dopo una nottata passata nell’ubriachezza tra le prostitute. Era ricco, aveva la sposa e figli, ma aveva anche delle pessime abitudini.
Oggi si fanno i funerali. Mi hanno chiamato perché benedica la salma. Ho detto che non sarei andato. Per la vita che aveva vissuto fino all’ultimo momento - ho risposto - non meritava la benedizione della Chiesa. Mi sembrava di dover difendere la giustizia, di dare un buon esempio al popolo, di fare insomma il mio dovere.
Rimasto solo, non ho avuto più pace. Mi sono domandato che cosa avrebbe fatto Gesù al mio posto e mi sono vergognato di me stesso. In questo momento di dolore, mentre la vedova e i figli piangono perché il papà non c’è più e perché è partito in quel modo, io, che potrei portare un po’ di sollievo, ho condannato un morto! Conosco dal di fuori la storia di quel uomo; solo Dio la conosce da di dentro. Suo giudice non sono io, ma quel Gesù che per lui ha versato il suo sangue! Quella notte non sono riuscito a prendere sonno.
Il giorno dopo sono andato a trovare la vedova e i figli. Ho chiesto loro perdono e abbiamo combinato insieme la data per la Messa di suffragio. Il fatto è stato risaputo dalla gente: il prete è andato a chiedere scusa! Forse questo gesto ha evangelizzato più di tutte le mie prediche!
don E. P., Italia
giovedì 5 gennaio 2012
Colossesi 3,1
«Se dunque siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove si trova Cristo assiso alla destra di Dio» (Col 3,1).
Un’icona delle Chiese orientali raffigura Gesù Risorto che abbatte con potenza la porta che tiene prigionieri i morti. I cardini e persino i chiodi saltano in ogni direzione. Gesù allunga le braccia: con una mano trascina fuori Adamo e con l’altra Eva. Nella prima coppia umana è rappresentata l’umanità strappata dalla morte e portata nel regno del Risorto.
Gesù con la sua morte è disceso nell’abisso della nostra angoscia, della nostra morte, del nostro peccato, per innalzarci fino al Cielo. Essendo inseriti come membra, in Lui, già partecipiamo alla sua risurrezione e già siamo saliti, in Lui, nel cuore della Trinità. Ma, finché siamo itineranti sulla terra, continua incessante l’opera di santificazione. Ogni giorno constatiamo il divario tra “le cose di lassù” e la nostra fragilità che ci porta a cedere. “Lassù” il peccato e la morte non possono più entrare e la volontà del Padre è perfettamente compiuta. Invece, finché ci troviamo su questa terra, siamo esposti a mille difficoltà e tentazioni che possono frenare il nostro cammino o addirittura deviarlo verso false méte.
Conoscendo la lotta che c’è in noi, san Paolo ci sprona: “Risorti con Cristo, cercate le cose di lassù”. Ci spinge ad impegnarci per testimoniare nel nostro ambiente le realtà che Gesù ha portato sulla terra: lo spirito di concordia e di pace, di servizio ai fratelli, di comprensione e di perdono, di onestà, di giustizia, di correttezza nel lavoro, di fedeltà, di purezza e di rispetto. Affermando con la nostra vita queste realtà, portiamo la terra a rispecchiare sempre meglio la vita di “lassù”.
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Un’Esperienza di Vita:
Vent’anni, e la convinzione che vivere la mia vita significasse fare tutto ciò che mi piaceva. Un giro di amicizie oltre il limite della legalità: droga, discoteca, teppismo, scontri con la polizia, sete di denaro e di potere, lotte tra bande rivali.
Mio fratello aveva iniziato in quel periodo a frequentare dei nuovi amici che subito mi avevano colpito: avevano tra loro un rapporto molto diverso da quello che avevo io con la mia banda e vivevano prendendo sul serio le parole di Gesù. Dio per me non era nessuno e quei ragazzi mi incuriosivano, ma non riuscivo a capirli: li osservavo per poterli più tardi canzonare con i miei amici.
Poi, l’incidente: una macchina mi ha travolta mentre, in motorino, andavo in discoteca. Il dramma di un attimo: se la mia vita era conclusa, cosa mi restava in mano? Mi è apparsa, in un lampo, tutta l’inutilità dei miei anni spesi rincorrendo il nulla, che il nulla mi lasciavano. E un flash improvviso: una gita in montagna di tanti anni prima, una persona che mi proponeva di affidare la mia vita a Dio. Era ormai troppo tardi per farlo oppure Dio aveva accolto quella preghiera?
In ospedale, a trovarmi non è mai venuto nessuno dei miei amici. Invece è subito arrivata un’amica di mio fratello e mi è rimasta accanto per tutti i giorni della degenza. Con lei, pian piano, è nato un rapporto di amicizia e di stima profonde e ho scoperto che il suo Dio Amore poteva trasformare e arricchire anche la mia vita.
“Amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi” ripeteva anche a me Gesù: era una rivoluzione radicale. Nel mio cuore gli ho detto di sì. Ho deciso drasticamente di uscire dal giro. Non è stato facile. Ma c’erano i miei nuovi amici a sostenermi e l’amore personale di Dio a darmi forza. Mi sentivo rinata e il Vangelo mi indicava passo passo la strada da percorrere.
Susy F., Milano