"Non conformatevi alla mentalità di questo secolo, ma trasformatevi rinnovando la vostra mente, per poter discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui gradito e perfetto" (Rm 12,2).
(http://www.focolare.org/it/news/2011/06/01/giugno-2011/)
Come possiamo evitare a conformateci alla mentalità di questo secolo, ma invece trasformateci rinnovando la nostra mente? In questo periodo di Pasqua, abbiamo sentito nella Liturgia la risposta di Pietro a Gesù che ci indica la strada!
Signore, tu sai tutto; tu sai che ti amo (Gv 21,17)
Con questa triplice risposta a Gesù, Pietro riceve il primato dell’amore, diventa il “vicario” di Cristo, ricevendo il ministero di amare sempre, tutti, fino in fondo, fino alla morte.
Dopo l’esperienza del peccato e delle sue conseguenze, del tradimento e del ritorno a un passato senza speranza, come una inutile notte di pesca, è dolce sentirsi chiamare da chi del mio peccato si è caricato e se ne dimentica e mi chiede solo di ricominciare ad amare, nel presente, come se il mondo cominciasse di nuovo. E ritrovarsi in una famiglia dove c’è una sola legge che vale per il primo e per l’ultimo, dove il primo deve essere l’ultimo perché l’autorità si misura con la maggior necessità di servire. Finalmente, sembra dire Pietro, ti ho capito, quando mi hai chiamato satana, quando ti sei piegato a lavarmi i piedi, quando mi hai fatto piangere amaramente con il tuo sguardo di paterno rimprovero e hai rifiutato la mia spada per difenderti.
Allora anche noi, diciamo con Pietro: “Signore, tu sai tutto, tu sai che ti amo!”
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Un’Esperienza di Vita:
Avevo da un anno un buon lavoro, finalmente un’occupazione sicura, ma ecco che mi capita un incidente. Ero libero professionista, da tempo la ditta per la quale lavoravo mi aveva promesso che avrebbe acceso un’assicurazione per me, ma quando è successo l’incidente abbiamo scoperto che non lo aveva fatto e dopo i primi tre mesi di malattia mi ha fatto sapere che non mi avrebbe più pagato lo stipendio e che avrei perso il posto. Avrei potuto intentare un’azione legale, ma avrei dovuto citare come testimoni i miei ex colleghi mettendoli in gravissime difficoltà, con il rischio di far perdere loro il posto di lavoro. Con mia moglie abbiamo deciso di cercare di risolvere i nostri problemi senza danneggiare nessuno.
Dopo il quarto mese di disoccupazione, abbiamo cominciato ad avere difficoltà economiche. Il lavoro di Marta non bastava per mandare avanti la famiglia. La Provvidenza però non ci ha mai abbandonati aiutandoci a trovare, proprio al momento in cui ne avevamo bisogno, piccoli lavori che ci permettevano di tirare avanti. Insieme ai figli ogni sera cantavamo una “Ave Maria” su un’aria che mi aveva insegnato la nonna. Le chiedevamo aiuto non solo per noi, ma anche per chi sapevamo ne aveva bisogno.
Dopo sei mesi dall’incidente, quando la situazione dell’industria del nostro paese era in un periodo estremamente difficile, su segnalazione di un amico ho trovato un lavoro migliore di quello che avevo perso. A noi è parso una risposta… di Chi non si lascia mai vincere in generosità.
M. e J.L., Uruguay
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