«Tutta la legge trova la
sua pienezza in un solo precetto: amerai il prossimo tuo come te
stesso» (Gal 5,14)
L’amore secondo
Gesù e l’amore secondo la nostra cultura che ci circonda oggi sono
totalmente opposti. Se una persona non combatte ogni giorno con tanta
preghiera e la meditazione sulla parola cercando di vivere la parola
insieme con altri cristiani veri, facilmente, anzi, automaticamente,
si scivola nella mentalità di questo mondo che sfrutta gli altri con
gli egoismi nascosti e mascherati.
Quest’amore di
altruismo, invece di “amore” (falso!)
di egoismo, ci viene esemplificata attraverso il racconto del
Samaritano buono.
La via di una nuova umanità è quella che passa per la
trasformazione del cuore, dall'indifferenza al riconoscere l'altro,
al prendersi cura del fratello che ha bisogno di noi. Perché il Dio
che amiamo e nel quale poniamo tutta la nostra fiducia è così: Dio
è colui che ha compassione dell'uomo,
è colui che in Gesù si è fatto prossimo a ciascuna delle sue
creature.
Gesù conclude il
racconto del buon Samaritano ordinando:
"Va', e anche tu fa' così".
Qui Gesù non ribadisce una legge. Fa invece un annuncio evangelico:
in lui, il Samaritano, Dio si è preso cura di me e mi ha amato;
perché anch'io, guarito dal mio male, possa amare lui con tutto il
cuore e i fratelli come me stesso. Se Gesù infatti è la Parola
diventata vicina perché la si possa mettere in pratica, allora il
farsi prossimo non è più, per nessuno, una meta lontana, irreale o
irraggiungibile. Se Gesù, il Samaritano, si è preso cura di me e mi
ha amato, anch'io posso amare Dio e il
prossimo, anch'io posso farmi solidale con
chi è nella difficoltà. E si ama veramente il prossimo se lo si
guarda con gli occhi stessi di Dio.
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Un’Esperienza di Vita:
Un giorno scompaiono le
chiavi di casa, lo stipendio del marito e altri oggetti di valore.
Chi sarà stato? L'autore del furto deve essere necessariamente
qualcuno vicino alla famiglia…Questo provoca in Mirta Zanella
(Argentina) una grande sofferenza, tanto da non riuscire neppure a
pregare. Poi, ricordandosi che Gesù invita a perdonare, lo fa, anche
per la persona che l'ha derubata. Dopo alcuni giorni si viene a
sapere che una signora in difficoltà che chiedeva l'elemosina nel
quartiere e con la quale esisteva da tempo un cordiale rapporto, ha
rubato in casa di una vicina: mentre lei la minacciava con una
pistola, il marito portava via la refurtiva. Anche Mirta, qualche
tempo dopo, riceve da questa donna pesanti minacce e per difendersi
chiama la polizia. La donna, viene arrestata e, riconosciuta
colpevole di vari delitti, condannata a 17 anni di carcere.
Nei mesi seguenti il
marito suggerisce a Mirta di andare a trovarla in carcere. "Neppure
per sogno!", risponde anche perché ha paura… Poco tempo dopo
una nuova richiesta: stavolta è un sacerdote della parrocchia, che
le propone di andare con un gruppo di altre signore nel carcere
femminile dove, tra l'altro, è reclusa anche la donna che l'ha
derubata. Un po' confusa, Mirta accetta, ricordandosi della parola
del Vangelo: "Andate dunque ed imparate cosa significhi:
misericordia io voglio e non sacrificio". Si reca quindi, con il
gruppo, alla prigione e alla conclusione della Messa vede la donna. È
un attimo: decide di salutarla con un abbraccio. "Lei si mette a
piangere e mi chiede perdono – racconta Mirta -. Le rispondo che il
Signore l'ha già perdonata e anch'io. Mi chiede di pregare per i
suoi figli e le prometto che lo farò".