«Noi sappiamo che siamo passati dalla morte alla vita, perché amiamo i fratelli» (1 Gv 3,14).
Per passare
dalla morte alla vita, è fondamentale di perdonare. E’ molto
difficile a perdonare, anzi, di poter perdonare una grande offesa è
impossibile senza chiedere l’aiuto di Dio.
Il re David è un uomo
buono. Davanti a Saul, suo nemico, vede al di là del diritto e non
si vendica.
Vive profondamente
la “regola d’oro” dell’etica di tutte le religioni ispirate
da Dio: “Ciò che volete gli uomini
facciano a voi, anche voi fatelo a loro”.
Molti tra noi sono buoni,
consapevoli della fragilità umana: viene naturale essere
misericordiosi, comprensivi, perdonare in alcune circostanze della
vita.
Ma Gesù vuole che
la nostra bontà sia la stessa di Dio,
ci chiede il massimo, l’impossibile per la fragile nostra
situazione umana: “Amate i vostri
nemici, fate del bene a quelli che vi odiano, benedite coloro che vi
maledicono…”.
La verità è
nell’assurdo del Calvario quando, all’apice della più grande
ingiustizia, risuona una voce morente: “Perdona
loro, perché non sanno quello che fanno!”.
Le guerre di tutti i tipi,
i muri, le divisioni, i tribunali, l’ordine delle leggi sono
istituzioni di un mondo che si crede reale e giusto, mentre invece è
un insieme di assurdità.
Dammi Signore le
calde lacrime del perdono, la pace della misericordia, la ricchezza
del dare, la misura di Dio in ogni
azione e così vivrò la tua stessa
vita.
Il mondo continui a
sognare, mentre tu ci dirai “beati”
liberandoci da “guai a voi”.
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Un’Esperienza di Vita:
Per un motivo
apparentemente banale era nata una grandissima incomprensione con
Ahmed, un amico egiziano che ha subito una delicatissima operazione e
che amo come un fratello.
Mi ero insolitamente molto
arrabbiato.
Dovendo però io partire
per un convegno, ci eravamo incontrati per rappacificarci e tutto
sembrava risolto.
Rientrato dopo circa una
settimana, inspiegabilmente non riuscivo a mettermi in contatto con
lui. Finalmente una sera sono andato a casa sua (era la terza volta)
e l’ho intercettato in una strada vicina.
“Non riesco a
perdonarti – mi dice subito -; io posso farlo con i miei nemici,
perché in fondo non mi interessano, ma alle persone più care non
riesco a perdonare”.
Gli dico: “Ti chiedo
ancora scusa e perdono. È vero, non ci siamo capiti. Non mi
meraviglio che tu non riesca a perdonarmi. È normale, nessun uomo
può farlo. Solo Dio, Allah, può aiutarci. È un dono suo che ci
concede se glielo chiediamo. Se tu sei d’accordo, lo facciamo
insieme, pregando in silenzio”.
La strada era illuminata
ed abbastanza frequentata perché vicina alla stazione.
Silenziosamente ci siamo concentrati a lungo ed abbiamo pregato Dio
Padre (che Ahmed chiama Allah).
Quando
abbiamo finito lui mi ha guardato
dicendomi: “Ti ho perdonato, è la prima volta che lo faccio
subito”.
“Certo – ho
replicato -, questa volta è stato possibile perché lo abbiamo
chiesto a Dio e lui lo concede ai suoi figli”.
Passeggiando, gli ho anche
detto: “Vedi, tutti abbiamo bisogno di essere perdonati. Nel
Vangelo c’è scritto come fare: se perdoni poco ti è perdonato
poco, se perdoni molto ti è perdonato molto, se perdoniamo tutto ci
è perdonato tutto. Questo è scritto nel Vangelo e vale per tutti
gli uomini. Sicuramente ci sono cose altrettanto belle nel Corano: se
puoi, cercale e fammele conoscere”.
Eravamo nella gioia piena.
“Senti Ahmed –
gli ho chiesto -, cosa ne dici se ringraziamo Allah?”.
Ci siamo di nuovo fermati
e silenziosamente, intensamente, lo abbiamo ringraziato.
Francesco C., da “Città
Nuova”