“A quanti l'hanno accolto, ha dato potere di diventare figli di Dio” (Gv 1,12).
Si trova questo
versetto nella liturgia di natale, quando meditiamo sulla venuta
di Dio sulla terra.
Nella liturgia di
natale le letture mettono in evidenza che Dio stesso si dischiude,
Lui stesso si dà a noi, penetrando nelle nostre vite, Lui stesso fa
scaturire la fonte del nostro futuro dal terreno della nostra vita.
Perché Egli
si è unito a noi, è divenuto radicalmente il Dio-con-noi e il
Dio-per-noi, è cominciato ormai definitivamente il suo regno. Il
sole non illumina più da oltre l’orizzonte solo alcune poche
stelle che danno testimonianza di lui, ma supera la linea
dell’orizzonte, sorge, vuole che sia giorno pieno.
Allora cosa succede per
me, per te, per ogni uomo?
Possiamo camminare e
vivere nella luce di Dio, nella luce
presente ed eterna di Dio. “Viene nel mondo la luce vera!”: con
queste parole Gesù intende dirci che Dio ha radicalmente mutato la
propria posizione nei confronti della nostra vita, che irrompe in
questa nostra vita, che con Lui il futuro trapassa in un presente
durevole, che nessun timore e nessuna insicurezza potranno più
mettere in forse.
La fonte del futuro ci si
fa presente, Dio sorge e dalla periferia viene al centro della nostra
vita.
Però per potere
“diventare figli di Dio” dobbiamo fare
la nostra parte. Si legge nei due versetti prima di questo versetto:
“Egli era nel
mondo, e il mondo fu fatto per mezzo di lui, eppure il mondo non lo
riconobbe. Venne fra la sua gente, ma i suoi non l'hanno accolto.”
(Gv 1,10-11).
Relativismo, secondo
Papa Benedetto XVI, “è la difficoltà più profonda dei nostri
tempi.”
(http://popebenedictxviblog.blogspot.it/2005_05_01_archive.html).
Nella sua omelia alla
Messa prima del conclave che l’ha presto eletto Papa Benedetto XVI,
l’allora Cardinale Ratzinger ha detto:
“Quanti venti di
dottrina abbiamo conosciuto in questi ultimi decenni, quante correnti
ideologiche, quante mode del pensiero... La piccola barca del
pensiero di molti cristiani è stata non di rado agitata da queste
onde - gettata da un estremo all’altro: dal marxismo al
liberalismo, fino al libertinismo; dal collettivismo
all’individualismo radicale; dall’ateismo ad un vago misticismo
religioso; dall’agnosticismo al sincretismo e così via. Ogni
giorno nascono nuove sette e si realizza quanto dice San Paolo
sull’inganno degli uomini, sull’astuzia che tende a trarre
nell’errore (cf Ef 4, 14). Avere una fede chiara, secondo il Credo
della Chiesa, viene spesso etichettato come fondamentalismo. Mentre
il relativismo, cioè il lasciarsi portare “qua e là da qualsiasi
vento di dottrina”, appare come l’unico atteggiamento all’altezza
dei tempi odierni. SI VA COSTITUENDO UNA DITTATURA DEL RELATIVISMO
che non riconosce nulla come definitivo e che lascia come ultima
misura solo il proprio io e le sue voglie.”
(http://www.vatican.va/gpII/documents/homily-pro-eligendo-pontifice_20050418_it.html).
Credo che
ci sono tantissime persone che sono nell´illusione di essere a posto
con la propria coscienza, o secondo la logica del mondo, o secondo il
pensiero comune ("fanno tutti così"!), o secondo il
criterio del diavolo, MA NON SECONDO IL CRITERIO DI DIO, cioè
secondo LA VERITA´! Questo è l´inganno fondamentale di Satana
dall´inizio dell´umanità e per sempre (Gen 3,4-5)! Noi esseri
umani siamo veramente abili e bravi nell'ingannarci, VOLUTAMENTE, e
poi ce ne dimentichiamo così facilmente! Questa è la grande
trappola di oggi per innumerevoli anime. Poche persone oggi si
confessano. Quando moriremo, Gesù ci chiederà se abbiamo cercato
la verità da Dio nella sua rivelazione nelle Sacre Scritture
interpretata dalla sua Chiesa, o abbiamo deciso e determinato noi, da
soli (piccoli dei!), la verità. L’altro giorno un uomo che non va
mai alla Messa mi ha detto al suo negozio: “Io sono apposto”! E
io ho chiesto lui: “Secondo chi?” Per lui, totalmente immerso nel
relativismo, c’è soltanto un “chi”: lui stesso; Dio, la
Bibbia, la Chiesa non c’entrano in nessun modo nel suo convinzione:
“Io sono apposto”! MA QUANDO LUI MUORE, CHI SARÀ CHE DECIDE SE
LUI È APPOSTO O NO?
In questo periodo di
natale passiamo più tempo con Lui che ci
ama più di tutti, con Gesù bambino, davanti al tabernacolo, per
lasciare quel Bambino parlare ai nostri cuori, per lasciare le sue
grazie penetrare lentamente e far morbido i nostri cuori per poter
fidarci a Lui e la Sua santa volontà anche se dobbiamo cambiare vita
e soffrire con Gesù sulla croce. Questo Bambino ci vuole molto più
bene che noi vogliamo bene a noi stessi se ci fidiamo a Lui invece
alla nostra intelligenza e la nostra sapienza umana. Chiediamo aiuto
dalla Mamma di questo Bambino che ci porta docilmente con tanta amore
al suo bambino, e ci aiuta a diventare come il suo Figlio. In questo
modo possiamo veramente “diventare figli di Dio”!
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Un’Esperienza di Vita:
Il 28 novembre scorso mi
trovavo ad Abidjan con mio marito, che aveva bisogno di controlli
medici, mentre i nostri figli erano rimasti a Man. E proprio quella
notte quella città è stata presa dai ribelli. Appena l’abbiamo
saputo, abbiamo telefonato ai ragazzi bloccati lì (funzionava ancora
il telefono), raccomandando loro di essere molto prudenti e di
attenersi ai suggerimenti che avremmo via via dato. Quella stessa
notte però quattro ribelli si introducevano in casa nostra. Dopo
aver derubato i nostri figli dei pochi soldi che avevano e del loro
cellulare, volevano arruolare a forza il nostro Jean-Louis che ha un
fisico da atleta. Invano i fratelli supplicavano di lasciarlo stare.
D’un tratto,
inspiegabilmente, il capo dei ribelli ha rinunciato al suo proposito,
e nel momento di lasciare la casa ha sussurrato all’orecchio della
nostra figlia maggiore: “Andate via di qua al più presto: per
questa volta lasciano stare vostro fratello, ma ritorneranno domani”.
Poi indicò il sentiero da prendere.
Sarebbe stata una
trappola? Dio solo sapeva. Comunque i ragazzi sono partiti appena
fatto giorno. Con pochi soldi in tasca, hanno percorso a piedi 45
chilometri prima di arrivare ad una cittadina da cui continuare il
viaggio a bordo di un camion. Ma il prezzo del trasporto, data la
situazione, era triplicato. Uno sconosciuto però li ha fatti salire
pagando per tutti e, nonostante le insistenze dei ragazzi non ha
voluto lasciare l’indirizzo perché in seguito noi potessimo
rimborsarlo.
Arrivati a Duokoué, i
nostri figli hanno trovato alloggio da una famiglia anch’essa
sconosciuta. Sono stati rifocillati, fatti lavare e accompagnati alla
stazione per proseguire in pullman fino a Abidjan.
Al loro arrivo ad
Abidjan, io e mio marito abbiamo pianto nel vedere in quali
condizioni erano ridotti i nostri ragazzi; ma più forte per loro era
stata l’esperienza dell’amore di Dio. L’indomani li abbiamo
accompagnati a Dabou, presso un loro zio. Jean-Louis come prima cosa
ha domandato dove
si trovava una chiesa. “Sai, papà - gli ha confidato -, il tuo Dio
è veramente forte!”. Proprio lui che, pur battezzato, ma non
avendo ancora radici salde nella fede, era arrivato a dubitare della
sua stessa esistenza.
Christine, Costa d’Avorio