«Se dunque siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove si trova Cristo assiso alla destra di Dio» (Col 3,1).
Un’icona delle Chiese orientali raffigura Gesù Risorto che abbatte con potenza la porta che tiene prigionieri i morti. I cardini e persino i chiodi saltano in ogni direzione. Gesù allunga le braccia: con una mano trascina fuori Adamo e con l’altra Eva. Nella prima coppia umana è rappresentata l’umanità strappata dalla morte e portata nel regno del Risorto.
Gesù con la sua morte è disceso nell’abisso della nostra angoscia, della nostra morte, del nostro peccato, per innalzarci fino al Cielo. Essendo inseriti come membra, in Lui, già partecipiamo alla sua risurrezione e già siamo saliti, in Lui, nel cuore della Trinità. Ma, finché siamo itineranti sulla terra, continua incessante l’opera di santificazione. Ogni giorno constatiamo il divario tra “le cose di lassù” e la nostra fragilità che ci porta a cedere. “Lassù” il peccato e la morte non possono più entrare e la volontà del Padre è perfettamente compiuta. Invece, finché ci troviamo su questa terra, siamo esposti a mille difficoltà e tentazioni che possono frenare il nostro cammino o addirittura deviarlo verso false méte.
Conoscendo la lotta che c’è in noi, san Paolo ci sprona: “Risorti con Cristo, cercate le cose di lassù”. Ci spinge ad impegnarci per testimoniare nel nostro ambiente le realtà che Gesù ha portato sulla terra: lo spirito di concordia e di pace, di servizio ai fratelli, di comprensione e di perdono, di onestà, di giustizia, di correttezza nel lavoro, di fedeltà, di purezza e di rispetto. Affermando con la nostra vita queste realtà, portiamo la terra a rispecchiare sempre meglio la vita di “lassù”.
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Un’Esperienza di Vita:
Vent’anni, e la convinzione che vivere la mia vita significasse fare tutto ciò che mi piaceva. Un giro di amicizie oltre il limite della legalità: droga, discoteca, teppismo, scontri con la polizia, sete di denaro e di potere, lotte tra bande rivali.
Mio fratello aveva iniziato in quel periodo a frequentare dei nuovi amici che subito mi avevano colpito: avevano tra loro un rapporto molto diverso da quello che avevo io con la mia banda e vivevano prendendo sul serio le parole di Gesù. Dio per me non era nessuno e quei ragazzi mi incuriosivano, ma non riuscivo a capirli: li osservavo per poterli più tardi canzonare con i miei amici.
Poi, l’incidente: una macchina mi ha travolta mentre, in motorino, andavo in discoteca. Il dramma di un attimo: se la mia vita era conclusa, cosa mi restava in mano? Mi è apparsa, in un lampo, tutta l’inutilità dei miei anni spesi rincorrendo il nulla, che il nulla mi lasciavano. E un flash improvviso: una gita in montagna di tanti anni prima, una persona che mi proponeva di affidare la mia vita a Dio. Era ormai troppo tardi per farlo oppure Dio aveva accolto quella preghiera?
In ospedale, a trovarmi non è mai venuto nessuno dei miei amici. Invece è subito arrivata un’amica di mio fratello e mi è rimasta accanto per tutti i giorni della degenza. Con lei, pian piano, è nato un rapporto di amicizia e di stima profonde e ho scoperto che il suo Dio Amore poteva trasformare e arricchire anche la mia vita.
“Amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi” ripeteva anche a me Gesù: era una rivoluzione radicale. Nel mio cuore gli ho detto di sì. Ho deciso drasticamente di uscire dal giro. Non è stato facile. Ma c’erano i miei nuovi amici a sostenermi e l’amore personale di Dio a darmi forza. Mi sentivo rinata e il Vangelo mi indicava passo passo la strada da percorrere.
Susy F., Milano